Vincitore della corsa rosa in handbike pensa già alla prossima stagione. “Di fronte agli ostacoli credo sia importante cambiare la prospettiva. Non pensare a quello che non possiamo fare, sarebbe un’auto limitazione. Ma a quello che possiamo e vogliamo fare”
13 DICEMBRE 2015 – MILANO
Ognuno ha la sua strada, e durante il cammino incontra il proprio crocevia. Ivan ne ha più di uno. Il traguardo rosa che ha raggiunto lo testimonia una volta di più: a quei crocevia ha imboccato la direzione giusta.
E’ la consacrazione di chi impugna il coraggio, reagisce e avanza. Lui l’ha fatto accelerando.
L’ultima volta il 19 ottobre, a Milano, quando Ivan Sperone di Vezza d’Alba (Cuneo) ha tagliato per primo (in realtà in quella gara ho tagliato il traguardo in terza posizione) la linea d’arrivo della tappa aggiudicandosi il Giro d’Italia handbike (corre nella categoria MH2).
La prima il 24 febbraio 1983: nato prematuro, con soltanto 6 mesi di gestazione. Pesava poco più di 1 chilo, poco. Ma il suo peso – tanto – è quello che ha dato alla bilancia della sua vita, portandola dove ha voluto lui.
Alla nascita, ai suoi genitori era stato detto che non avrebbe mai camminato.
Tra interventi e fisioterapia in un centro a Milano, il calvario è durato 16 anni. Dopodiché ha guardato dritto in faccia la fisioterapia: ora basta. Ha accelerato lasciandosi alle spalle gli ostacoli. Ma portandosi con sé la deparesi spastica.
E chi l’ha detto che non si può? Ivan, come ha fatto? E come fa?
“La prima cosa è provare, anche così si riesce a trovare quella volontà che senza provarci – appunto – potremo credere di non avere. E’ un modo per proseguire, continuare, andare oltre. Di fronte agli ostacoli credo sia importante cambiare la prospettiva. Ovvero: non pensare a quello che non possiamo fare, perché sarebbe solo un’auto limitazione. Ma a quello che possiamo e vogliamo fare: concentriamo su questo. E non mi riferisco solo allo sport, ma alla vita quotidiana. Poi, certo, oltre alla determinazione è importante essere circondati da persone che ti stanno vicino. Per me sono soprattutto i miei genitori che mi seguono ovunque, poi la mia squadra PASSO, gli amici e i vari sponsor che mi permettono di fare tutto questo”.
Ci descrive gli ultimi istanti della sua vittoria al Giro?
“E’ stata un’edizione equilibrata, infatti è servita l’ultima gara per stabilire il vincitore. Un Giro talmente combattuto che nella tappa finale di Milano a un certo punto io e Marco Toffanin, che ci stavamo contendo la vittoria assoluta (e la maglia rosa di categoria, ndr), arrivati al traguardo non sapevamo se avevamo finito o se mancava ancora un giro (sorride, ndr). Eravamo concentrati e non ci siamo resi conto”.
Quando e perché ha iniziato con l’handbike?
“Nel 2009 la Sportabili di Alba, dove ho lavorato fino al 2010 mi aveva detto di provare e da quel momento non ho più lasciato la bicicletta (ora fa l’impiegato alla DIMAR di Roreto di Cherasco ed è laureato in Farmacia, Tecniche Erboristiche con 110 e lode ma non vorrebbe dirlo, umile com’è, ndr). Ho iniziato per la salute perché mi aiuta a stare meglio, a limitare i dolori. Non pesavo nemmeno 40 kg, ora tra palestra e ore di allenamento su strada ho messo la massa muscolare che non ha mai avuto. Le gare, venute dopo, sono state uno stimolo ulteriore”.
Qual è il programma per la prossima stagione?
“Ho appena iniziato la preparazione invernale che sarà strutturata tra allenamenti in palestra e sull’handbike. Il mio preparatore è Francesco Chiappero, lo stesso di Alex Zanardi e Vittorio Podestà: molto professionale, mi trovo benissimo. Nel 2016 credo che parteciperò nuovamente al Giro ma vorrei anche provare una gara internazionale per misurarmi con altri atleti, fare esperienza e capire il mio livello di competitività. A Bardonecchia ci sono gli Europei, quella potrebbe essere l’occasione giusta. Spero di migliorare sempre più”.
Come vede lo sport paralimpico?
“Bene, in crescita. Anni fa alle gare eravamo pochi iscritti, ora oltre cento. Anche se percepisco che chi si mette davanti al teleschermo a vedere le Paralimpiadi talvolta lo fa più per commiserazione che per apprezzare il gesto atletico”.
La strada verso l’abbattimento delle barriere è ancora lunga ma troverà il crocevia: anche Ivan insegna.
Alberto Francescut
http://www.gazzetta.it/Paralimpici/13-12-2015/paralimpici-sperone-dopo-vittoria-giro-d-italia-mi-aspettano-altre-sfide-1301277227029.shtml?refresh_ce-cp