SIAMO SICURI CHE CI RAPPRESENTA?

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Alcuni studenti del Gordon College, in Massachussetts hanno ridisegnato l’omino in carrozzina disegno internazionalmente riconosciuto per identificare le persone con disabilità motorie. Il cartello lo troviamo in spazi, luoghi e sta a indicare la possibilità di accesso anche a chi si muove in carrozzina.

Da una figura seduta con la schiena appoggiata allo schienale della sedia a rotelle e in posizione statica, gli studenti hanno movimentato la grafica, disegnando un uomo che spinge una carrozzina in movimento (nella foto).

I ragazzi hanno lavorato sotto la spinta del professore di filosofia, Brian Glenney, che ha fatto riflettere le sue classi sul ruolo delle persone disabili nella società. «Oggi la persona con disabilità motoria – ha detto il prof. – è attiva, impegnata, pronta all’azione. Il nuovo simbolo trasmette tutto questo».

All’inizio il nuovo simbolo è stato posizionato all’interno del campus del College, ora pare che l’amministrazione di New York voglia adottare la nuova immagine per sostituirla alla precedente.

La grafica, sappiamo, ha il dono di sintetizzare tante cose: pensieri e parole. La grafica è indiscutibilmente linguaggio universale, immediato, veloce per trasmettere per lo più prescrizioni (ad esempio vietato fumare). A volte messaggi come nel caso del disegno della disabilità motoria (il luogo è accessibile alle carrozzine).

La modifica da parte degli studenti del Gordon College ha suscitato accese discussioni da parte soprattutto delle persone disabili che hanno liquidato la vicenda dicendo che ci sono cose ben più serie e importanti da fare nel settore della disabilità. Che un disegno non cambia le cose. Qui, non sono d’accordo.

Il disegno dell’omino seduto su sedia a ruote, nel corso degli anni, è finito per diventare un simbolo. Da semplice segno grafico identificativo di un uomo che sta in carrozzina – per motivi diversissimi- ha contribuito a creare nella mente collettiva il concetto di persona disabile. Il disegno statico induce a pensare a un contesto ospedaliero, non fa venire in mente di certo una persona che si muove, che viaggia, che fa sport. Che vive.

La continua visione del nuovo cartello che comunica vitalità, può contribuire, come una goccia che scava lenta ma inesorabile, a scalzare i luoghi comuni che relegano alla passività, alla rassegnazione, la persona che si muove in carrozzina.

Cosa ne pensate?